Pochi passi per imparare a scrivere nella più bella forma della poesia: il sonetto. Vuoi dedicare parole dolci, romantiche, struggenti, a qualcuno a cui tieni? Non esiste modo migliore. Perché limitarsi a piangere per versi altrui, quando potremmo comporne di nostri? Salviamo le nostre emozioni per il futuro.
Scegli il tema della poesia, il suo nucleo centrale, poi comincia a raccogliere su un foglio pensieri che mano mano escono fuori, riflessioni, frasi ad effetto, immagini evocative. Ricordati che non bisogna essere frettolosi, e il consiglio è quello di raccogliere idee per qualche giorno. La poesia è arte ma è anche formalità, e dobbiamo avere le idee chiare prima di iniziare, altrimenti si rischia di scombinare tutto in continuazione.
Dopo che abbiamo le idee, ci serve una struttura. Iniziamo ad organizzare il sonetto.
Sappiamo che è formato da due quartine iniziale e due terzine finali. Dato che ogni quartina e terzina di per sè ha un carattere autoconclusivo, cominciamo a scegliere dove inserire le varie fasi del nostro componimento. Esempio: vogliamo parlare di una persona.
Come fare? Bene, utilizziamo le due quartine magari per descriverne i caratteri fisici e psicologici, e nelle terzine, in genere più intime, permettiamoci di entrare in profondità e descriverne l’emotività e il modo in cui interagisce con noi
L’idea di fondo è quella di creare qualcosa di simmetrico, la poesia dev’essere divisibile, ragionata; deve avere le sue fasi.
Particolare attenzione all’incipit della prima quartina che punta sempre sull’effetto, per ottenere subito l’attenzione. L’incipit introduce all’oggetto su cui sono puntati i riflettori.
Consiglio: per andare sul sicuro utilizzate una corta sentenza, di due o tre parole, dove poi proseguire con più calma.
Esempi: Gemmea l’aria, il Sole… (Pascoli); Passata è la tempesta: (Leopardi); Taci. Sulle… (D’Annunzio).
Organizzate il ritmo della poesia, deve essere coerente. Se volete dare un’idea di fretta favorite la paratassi (congiunzioni frequenti e periodi brevi) per un effetto di scorrevolezza, se puntate alla melodia, alla calma, alla tranquillità, costruite periodi leggermente più complessi ma mai troppo lunghi. Ogni verso non può (si può, ma è brutto) finire con un enjambement, o rischia di apparire come prosa.
Leggete ad alta voce la poesia tante volte. Attenzione massima alla punteggiatura che suggerisce al lettore il modo in cui deve leggere la vostra poesia, e la velocità. Sembra banale, ma anche una singola virgola cambia molte cose. Le pause dovete deciderle tutte voi.
Per il suono considerate le figure fonetiche. Principali sono le allitterazioni.
Allitterazioni: ripetizioni di consonanti frequenti nel componimento.
Es: chiare, fresche, e dolci acque (Petrarca).
Tutte le figure fonetiche, il ripetersi dei suoni, danno una forte impressione alla descrizione. Per esempio l’uso della “r”, della “s”,della “t”, della “g”, della “p”, rendono il suono aspro e aggressivo. La “u”, con la “l” e la “c”, invece lo rendono dolce e armonico, benevolo, rilassato…
Questo è per farvi capire come nella poesia bisogna “giocare” con il suono, e scegliere il più adatto. Trovate parole che tra di loro hanno suoni simili e accostatele, per creare la giusta atmosfera.
Potete servirvi di tutte le figure retoriche del significato per creare immagini, o per cercare di celare il significato di quello che intendete dire, e buttarla sull’ambiguo, sul mistero. Dopotutto una poesia è intima e non deve sempre essere di facile lettura, è giusto che proviate a nascondere le vostre emozioni dietro questi artifici linguistici.
Quando avete finito di scriverla leggetela tante volte. In clausola(alla fine dell’ultimo verso), cercate come nell’incipit di metterci una forte carica, perché le ultime parole devono in un certo senso dare una risposta a tutto quello che avete scritto, farne una specie diriassunto, o svelarne il segreto. Una poesia è chiara solo alla fine dell’ultimo verso.
Datele un titolo, mettete la data, e se avete fatto un buon lavoro, perché no: potete iscriverla a qualche concorso.