Di fronte ad affermazioni perentorie del tipo «i ragazzi leggono poco» non sembrano esserci possibilità di replica. Gli apocalittici non vogliono sentire ragioni: inutile guardare, tra i dati statistici, le cifre che possono ridimensionare il problema, inutile citare successi editoriali di autori e collane dedicate alle giovani generazioni, inutile anche sottolineare lo scollamento che esiste, in fatto di lettura, tra gusti “adulti” e gusti giovanili.
Va però subito detto che i ragazzi italiani leggono meno di quanto gli adulti vorrebbero, ma leggono più di quanto si creda. Il problema, eventualmente, è quello di incentivare la lettura. Prima di lamentarsi, gli adulti dovrebbero cominciare da un esame di coscienza e chiedersi se essi davvero costituiscono un modello per i giovani. Pare proprio di no. Infatti, inesorabili e spietati numeri ci informano che, se gli adolescenti non lettori rappresentano il 25-28% del campione ISTAT, di rimando c’è un preoccupante 65-70% di non lettori ultraquarantenni. Forse non vale nemmeno la pena di sottolineare che gli ultraquarantenni in questione sono spesso padri, madri, insegnanti che, in fatto di lettura, non danno certamente il “buon esempio”.
Stupore, meraviglia e desolazione per il mancato trasporto dei ragazzi per la lettura non sono affatto giustificati, anzi. Mancano dunque i modelli e, purtroppo, mancano anche le occasioni per scoprire la lettura. La “società civile” degli adulti non ha saputo o voluto ovviare alla cronica mancanza di biblioteche (scolastiche, rionali, comunali o nazionali che siano) nel nostro Paese. E, ancora, la scuola dell’obbligo non ha avviato un progetto coerente e organico per orientare i piccoli allievi verso il piacere della lettura. Quando si parla di piacere della lettura non ci si riferisce né all’apprendimento di tecniche di decodificazione segno/suono né alla lettura finalizzata alla esecuzione di una serie di operazioni (manipolazione del testo, individuazione delle strutture narrative, comprensione). La scuola dedica già altri momenti e altre risorse a queste attività, ma non è da essa che ci si può aspettare, come risultato, il piacere della lettura tout court. Che, per noi, è soltanto il gusto del leggero, senza altri doveri o compiti correlati.
Operazioni per leggere
«… Rilassati. Raccogliti. Allontana da te ogni altro pensiero. Lascia che il mondo che ti circonda sfumi nell’indistinto. La porta è meglio chiuderla; di là c’è sempre la televisione accesa». Tutti ricorderanno il capitolo iniziale di Se una notte d ‘inverno un viaggiatore nel quale Calvino propone una serie di operazioni, mentali e non, per rendere più piacevole l’attività che il lettore sta per cominciare: chiudere il mondo fuori dalla stanza, scegliersi una poltrona, regolare la luce… Tutte azioni che facilitano e favoriscono, proprio come un catalizzatore, l’avvio e la riuscita di una sorta di reazione chimica. La “pedagogia della lettura” come la chiama Faeti, non può prescindere dalla dimensione rituale (e forse un po’ magica) del leggere. E allora, perché non suggerire ai ragazzi una serie di operazioni che rendano familiare e amichevole l’attività della lettura? Difficile stendere un vademecum standardizzato: ogni insegnante è consapevole delle condizioni in cui opera, delle risorse del territorio in cui lavora, del backgroud culturale dei suoi ragazzi. Se però si decide che l’obiettivo da raggiungere, anche e soprattutto a scuola, è la scoperta del piacere della lettura, questo obiettivo va perseguito con ogni mezzo.
In libreria
Il piacere del possesso precede quello della lettura vera e propria. I libri si comprano ed è giusto che a farlo siano i diretti consumatori non i genitori o altri adulti. Ci si può accordare con il proprietario di una libreria non necessariamente specializzata in letteratura per ragazzi (anche se, sull’onda della mitica “Libreria dei ragazzi” di Roberto Denti, a Milano, ne stanno spuntando un po’ dappertutto), chiedergli di fare una scelta di titoli, di autori, di collane e organizzare una mostra-mercato a scuola. oppure, in un secondo tempo, portare i ragazzi direttamente in libreria (scegliendo giorni e orari di non eccessivo affollamento): ai ragazzi può essere destinata una “zona” nella quale saranno liberi di muoversi, di toccare i libri, di prenderli tra le mani di sfogliarli, di leggiucchiare la “quarta di copertina” per scoprire di che cosa parla il libro, di fare i loro acquisti. Naturalmente è preferibile orientarli verso i tascabili e le collane economiche per evitare che il costo rappresenti un pericoloso deterrente. L’insegnante dovrà limitarsi a esprimere un parere “accettabile” “non accettabile”.
In classe, a voce alta
L’insegnante può proporsi come lettore, o meglio come lettore/interprete. Sceglierà un testo che ritiene particolarmente piacevole per i ragazzi e lo leggerà, a voce alta, in classe. In questo modo si elimina una serie di inconvenienti che bloccano i ragazzi: dalla soggezione procurata dal testo al timore di non capire, alla paura di non “saper leggere”. La mediazione dell’insegnante (come quella di qualunque adulto) ha come effetto la creazione di una sorta di complicità affettiva che neutralizza l’eventuale “ostilità” del libro.
Una bibliotechina e tanti cuscini
Molti colleghi hanno risolto la mancanza endemica di una biblioteca di istituto con la costituzione di una bibliotechina di classe. Il suggerimento è quello di istituzionalizzare l’ora (le ore?) di lettura rendendola un’attività assolutamente indipendente dalle rimanenti discipline. Ci si potrebbe accordare per la realizzazione di una “sala di lettura” all’interno della scuola: sarebbe sufficiente far posare una moquette sul pavimento e far portare ai ragazzi dei cuscinoni da casa, per creare una postazione ideale.
Le ragioni? Chi di noi, adulti, legge compostamente ad una scrivania, appoggiando gli avambracci sul ripiano del tavolo da lavoro come viene richiesto ai ragazzi a scuola?
Provare tutto
Far “assaggiare” di tutto: dal giallo all’horror dalle fiabe al romanzo classico, dai fumetti ai libri-game senza passare ai ragazzi il messagio che esista una lettura “alta” e una “bassa” una “accettabile” e una “meno accettabile”. I ragazzi scopriranno da soli a quale genere vanno le loro preferenze e impareranno a leggere di tutto.
Di solito gli adolescenti sono tentati da pubblicazioni riservate agli adulti. Perché non incoraggiare questa tendenza procurando giornali e/o riviste di facile comprensione che trattino di argomenti vicini ai ragazzi (viaggi, scoperte e invenzioni, divulgazione scientifica e naturalistica ecc.)?
Il passaparola
Il passaparola è comunicare agli altri il piacere di aver letto un libro “giusto”. Bastano un foglio di polistirolo, degli spilli colorati e la volontà dei ragazzi di “votare” con un colore il loro gradimento: in questo modo, chi lo desidera, ha a disposizione un suggerimento in più per la scelta di un libro.