Il latte di asina è un prodotto che, per certi versi, presenta molte caratteristiche comuni al latte materno, al quale può essere paragonato e sostituito (se è necessario). È una tipologia di latte usato spesso in pediatria e soprattutto per bambini allergici a normali latti come quello di capra, di vacca e di pecora.
L’utilizzo di questo latte è stato importante anche nell’antichità, in Egitto, dove si utilizzava sia nella cosmetica che nell’alimentazione. Un asino può produrre, al giorno, circa un litro e mezzo di latte e gli allevamenti di asini vengono chiamati asinerie.
Sono tante le donne della storia antica che hanno utilizzato questo latte, soprattutto per usi legati alla propria bellezza e in campo cosmetico. Cleopatra lo avrebbe utilizzato per lunghi bagni (per i quali venivano utilizzate 700 asine per avere la quantità di latte che le serviva) che mantenevano intatto lo splendore della sua pelle. Da Plinio il Vecchio sappiamo che anche la seconda moglie di Nerone, Poppea, utilizzava il latte d’asina, sempre per le proprietà nutritive che rendevano liscia e splendente la sua pelle. Stesso utilizzo veniva fatto dalla sorella di Napoleone Bonaparte, Paolina.
Come abbiamo già detto questo tipo di latte ha caratteristiche simili a quello materno ed ha un minore contenuto di grassi di quello di mucca, per questo il suo uso risale addirittura al primo dopoguerra, seppur in modo limitato.
Il latte di asina oggi è molto importante e non solo in campo pediatrico, ma anche per persone anziane e per coloro che hanno problemi legati a intolleranze. Questa tipologia di latte viene adoperata anche per produrre saponi ed è un importante fonte di reddito per gli allevatori, fonte data anche dal noleggio degli asini per le escursioni.
Anche da questo punto di vista il latte di asina veniva utilizzato nell’antichità. In particolare i medici lo consigliavano per curare varie affezioni, ad esempio Ippocrate lo consigliava per curare problemi al fegato, edemi, sanguinamenti dal naso, malattie infettive, avvelenamenti e per cicatrizzare piaghe e febbri. Plinio il Vecchio, invece, lo consiglia per combattere la febbre, gli avvelenamenti, problemi ginecologici, la fatica, l’ulcerazioni, i denti malfermi, le rughe e l’asma; il tutto scritto nel suo libro numero 28 legato alle cure che possono essere ricavate dagli animali.